COSA FARE SE MIO FIGLIO NON TOLLERA LE FRUSTRAZIONI?
Fin dalla nascita il bambino sperimenta piccole frustrazioni. Quando ha fame o ha il pannolino sporco il bambino attraverso il pianto esprime una richiesta “voglio il latte” oppure “cambiami il pannolino”.
Il momento che intercorre tra la sua richiesta e il soddisfacimento di un bisogno è un momento di attesa.
Quando la madre interviene immediatamente, nel bambino si crea l’aspettativa che ogni volta che lui piange interviene subìto l’adulto a soddisfare la sua richiesta o bisogno. Le attese creano frustrazioni perché ciò che desideriamo non è in quel momento soddisfatto.
Crescendo, tutti noi nella nostra vita ci è capitato di far vincere un bambino ad un gioco per non creargli dispiacere, oppure siamo stati noi stessi ad incarnare quel bambino. Prendere un brutto voto a scuola, nonostante il nostro impegno, desiderare di raggiungere un obbiettivo lavorativo e non farcela secondo i tempi che ci siamo prefissati, tutto ciò crea in noi uno stato di frustrazione.
Ognuno di noi affronta la frustrazione in maniera diversa a seconda di come siamo stati abituati fin da piccoli e come abbiamo imparato a gestirla.
Ci possono essere due modi di reagire alla frustrazione:
1. Sentirsi un fallito, un perdente, avere la tendenza a rinviare un compito quando non è garantito l’esito di successo, arrabbiarsi ecc.;
2. sentirsi fiducioso della proprie capacità e risorse personali, credere che andrà meglio la prossima volta, ed essere capace di gestire l’attesa per il raggiungimento dei propri obbiettivi.
Nel primo caso si tratta di un individuo “intollerante” alla frustrazione e spesso può presentare sintomatologie quali ansia, depressione, disturbi del comportamento come aggressività, oppositività nei confronti dei genitori o delle autorità in genere.
Nel secondo caso si tratta di un soggetto che è in grado di gestire le proprie emozioni negative, possiede buone capacità di adattamento sociale, buona autostima ed ha maggiori probabilità di raggiungere i propri obiettivi e successi.
Come riconoscere se tuo figlio non tollera le frustrazioni:
1. Non riesce a fare qualcosa e si arrabbia tirando oggetti, piangendo o urlando;
2. Fa una richiesta che non viene immediatamente soddisfatta e si mette a urlare, piangere o aggredisce;
3. Rinvia un compito perché pensa di non riuscirci;
4. Chiede esplicitamente “voglio subito questa cosa!” giungendo perfino a minacciarti.
COME GESTIRE LA FRUSTRAZIONE DEI BAMBINI
Se ad esempio il bambino perde ad una partita di calcio, impara che nella vita possono capitare delle sconfitte e che ciò che si desidera non sempre può essere ottenuto in quel momento.
Di certo fare esperienza di una sconfitta non fa piacere a nessuno ma evitare al bambino di sperimentare emozioni negative non lo proteggerà in futuro di fronte alle sconfitte o agli insuccessi!
Alcuni consigli su come insegnare ai bambini la gestione della frustrazione:
– Consolare il bambino ma non cedere alle sue richieste se non sono importanti o necessarie in quel momento
– Dare la possibilità al bambino di fare esperienza di piccoli insuccessi
– Incoraggiare a fronteggiare le difficoltà
– Dare la possibilità al bambino di confrontarsi con i bambini più tolleranti che fungano da modello per il bambino che ancora non ha sviluppato questa capacità
– Creare delle piccole attese alle richieste del bambino
– Dare spazio alla comunicazione sulle emozioni negative che il bambino sta provando
All’interno di un contesto protettivo e contenitivo, come la famiglia, il bambino deve poter sperimentare le emozioni negative (tristezza, rabbia, frustrazione) che gli consentono di sviluppare adeguate capacità e strategie per affrontare e autoregolare le proprie emozioni.
Il bambino che, fin da neonato, sperimenta l’attesa impara a gestire la frustrazione che ne deriva, sviluppando capacità e strategie di gestione della frustrazione, sviluppando un buon adattamento sociale e un buon rapporto con se stesso.