QUALI SONO GLI EFFETTI PSICOLOGICI DEL COVID SUI GIOVANI E BAMBINI?
La pandemia da Covid-19 sembra aver colpito con minor frequenza la fascia infantile e quando i bambini si ammalano, il virus presenta una sintomatologia meno grave, ovviamente salvo casi con patologie pregresse o con un sistema immunitario debole.
Diversamente sono gli effetti che i bambini hanno subito dal punto di vista psicologico.
Durante il primo lockdown i bambini si sono ritrovati a dover vivere tutto il tempo delle loro giornate chiusi in casa, quando invece prima le giornate passavano tra i banchi di scuola, i compiti a casa, le attività sportive e ludiche.
Dunque le loro routine, come quelle degli adulti, sono state drasticamente stravolte, hanno dovuto adeguarsi a nuove modalità di apprendimento, attraverso la didattica a distanza che di certo non ha lo stesso impatto della didattica in presenza. Attraverso la mia esperienza clinica ho potuto osservare come i bambini hanno vissuto con disagio la DAD in quanto non sempre la connessione era buona e dunque anche il processo di apprendimento andava a rilento; le ore della didattica spesso non era mantenute con la stessa cadenza e ciò ostacolava la possibilità di adattarsi a nuove routine quotidiane che sono indispensabili per i bambini, specie se piccoli, ed infine la lontananza dai compagni e amici. La socialità e il processo di socializzazione che sono dimensioni importanti per lo sviluppo e la crescita psicologica del bambino sono venuti a mancare. Lo stare insieme ai coetanei e instaurare rapporti amicali permette ai bambini di impara a collaborare, a fidarsi degli altri, a essere empatici e a sviluppare la propria personalità.
Una ricerca recentemente condotta ha evidenziato che:
il 18% dei bambini/ragazzi ha manifestato stati di tristezza ed apatia in misura maggiore rispetto a prima del confinamento;
Il 27% dei soggetti (tutti al di sotto dei 10 anni di età) ha avuto crisi di collera;
Il 45% ha espresso desiderio di contatto fisico (soprattutto tra i 6 e i 9 anni);
Il 22% hanno manifestato alterazioni nel rapporto con il cibo con la tendenza ad alimentarsi troppo o male (in prevalenza nella fascia d’età 8-10 anni);
Il 32% è aumentato di peso, soprattutto i maschi;
Il 36% desiderava giocare ai videogiochi più di prima e ha richiesto di usare lo smartphone molto più di prima e ciò potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo della dipendenza da videogiochi o da smartphone (si veda anche nomofobia)
Il 45% ha espresso il desiderio di incontrare gli amici più di prima (di questi il 27% molto più di prima), mentre il 18% meno di prima.
Un altro studio ha osservato la presenza di problematiche comportamentali nel 71% dei bambini o ragazzi maggiori di 6 anni. I disturbi più frequenti per questa fascia d’età sono quelli che hanno una componente somatica: per esempio i disturbi d’ansia che causano sintomi come la sensazione di mancanza d’aria e vari disturbi del sonno, come la difficoltà di addormentamento e la difficoltà di risveglio per iniziare a seguire le lezioni a distanza al mattino. Sembrano anche insorte problematiche comportamentali, sintomi di regressione, instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore con sintomi depressivi.
Ci sono effetti positivi del Covid?
L’esperienza della pandemia può avere dunque effetti traumatici ma è anche possibile che l’interruzione della vita sociale degli scorsi mesi non sia stata così grave da danneggiare irreparabilmente il processo di apprendimento sociale e lo sviluppo psicologico dei giovani. Se tutto ritornerà in modo relativamente normale, potrebbero non esserci grossi problemi per la maggior parte dei ragazzi.
Anche perché allo stesso tempo il periodo di lockdown può aver avuto dei lati positivi su alcuni di loro. Per quelli che subivano bullismo, la chiusura delle scuole potrebbe essere stata positiva. Ma anche senza considerare casi problematici, molti insegnanti hanno osservato che grazie alla didattica a distanza tanti di loro hanno imparato a usare strumenti digitali molto meglio di quanto non sapessero fare prima, in un modo che non sarebbe stato possibile con le lezioni tradizionali. Inoltre molti ragazzi che avevano difficoltà con la scuola, quelli rimproverati perché “non stavano attenti”, spesso hanno migliorato le proprie prestazioni scolastiche durante i mesi passati a casa. È possibile che la mancanza delle dinamiche di classe, quelle per cui certe etichette, compresa quella di cattivo studente, finiscono per essere appiccicate ai ragazzi, abbia aiutato qualcuno di loro.
Sei un genitore e sei preoccupato per tuo figlio? Ecco cosa fare
In linee generali ti consiglio di prestare particolare attenzione al comportamento di tuo figlio in questo periodo: osservalo, ma non preoccuparti al primo segno di disagio.
Il secondo consiglio è continuare a comportarti in modo spontaneo e non spaventarti troppo di fronte a un comportamento di regressione.
Se i comportamenti problematici perseguono e diventano invalidanti rivolgiti ad un professionista.
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